sabato 23 gennaio 2010

Il tifo, le multinazionali e gli amministratori di condominio...

L'italia è un paese di tifosi, juventus o Inter, Roma o Lazio, Totti o DelPiero... e non solo nello sport, anche in politica: con Berlusconi o contro Berlusconi; o nella difesa del proprio campanile: Pisa contro Livorno, Firenze contro Siena e La contrada della Torre contro quella del Drago.
Io non tifo. La passione si, quella ce la metto, ma il tifo no, il tifo ti fa vedere le cose o bianche o nere, ti rende impossibile l'analisi, ti porta a tagliare le situazioni con l'accetta. Io non voglio tifare. Metterci passione invece ti da l'energia per affrontarle le situazioni, anche quelle che sembra non abbiano soluzione.

Ed è con questo spirito che vorrei si sviluppasse anche questo blog. Non è un blog che fa il tifo per i lavoratori contro Novartis e che vuole negare la necessità di una multinazionale di adattare le sue strategie alle necessità di mercato.
Le multinazionali non sono bianche o nere, buone o cattive, sono realtà complesse, fatte di persone, non sono monolitiche ma composte di tante anime, anche se le loro comunicazioni ufficiali devono rappresentare un pensiero unico.

Io in una multinazionale ci lavoro, nella ricerca, anche se in un settore lontano da quello dei vaccini. So quanta passione ci vuole per fare innovazione, brevettare nuove soluzioni, combattere per portare avanti filoni di ricerca e idee nuove. E sono convinto che esistano realtà d'eccellenza in Novartis nella ricerca, ma anche nella produzione, nella rete commerciale, persino in HR... chissà.
Un'impresa come Novartis fa crescere il territorio, crea network con l'università, un indotto, distribuisce ricchezza, crea un'ecosistema dove altre opportunità si possono sviluppare. Una multinazionale non e' il male assoluto come certe posizioni ideologiche (da tifoso) vogliono farci credere.

Il problema quindi non è la multinazionale in se, ma una attitudine a gestire le strategie aziendali che si è imposta negli ultimi anni. I manager che prendono le decisioni "ad alto livello", spesso oramai sanno poco o nulla del business dell'azienda che gestiscono. Sono avvocati o commercialisti che prendono le decisioni sul futuro della chimica, delle telecomunicazioni, della meccanica in Italia...
Sono convinti di gestire allo stesso modo aziende che producono bulloni o aziende di bioingegneria. Non sono le multinazionali il problema, è la managerialità che è in crisi!
Sono in posizioni strapagate i nostri manager, cascano sempre in piedi. E allora perchè rischiare? Perchè adottare strategie incerte? Perchè pensare al lungo termine? Certo, è sempre un rischio puntare ad un obiettivo di crescita a lungo termine, mica sai come va a finire, magari va male. Meglio conservare lo stipendio e pensare al margine operativo del prossimo trimestre! L'imporatnte è raggiungere gli obiettivi e far contenti gli azionisti ed il CDA! Poco importa se questa logica non può che portare alla morte per lenta agonia delle poche realtà di eccellenza che ancora esistono sul territorio...

Si ragiona con la logica dell'amministratore di condominio: preventivo, consuntivo... ops, abbiamo speso troppo, dobbiamo risparmiare il prossimo anno! Allora tagliamo le spese delle pulizie, dell'acqua, l'elettricità... anzi no, tagliamo 24 teste: 24x100.000 = 2.400.000 Eur! Ora si, i conti sono a posto, la prossima trimestrale è in linea con gli obiettivi! Bravi, complimenti, bel risultato! E le strategie per il futuro? Boh.. l'anno prossimo chissà... la turbolenza del mercato, i competitors, la crisi, le sommosse, una tremenda inondazione! Le cavallette!
Piccolo particolare: un amministratore di condominio prende circa 2.000 Eur/anno per gestire un condominio, diamogliene anche 10 volte di più perchè fare i conti di una grande azienda è complicato... si risparmierebbero sempre centinaia di migliaia di euro rispetto agli stipendi dei nostri manager!

Con la passione (non il tifo) di chi ha già vissuto la distruzione di aziende di eccellenza con 20 anni di attività alle spalle (http://eran300.blogspot.com)

L.B.

2 commenti:

  1. Caro L.B.,
    condivido anche le virgole di quanto hai scritto. Le multinazionali non sono il Male, certo, ma premiando spesso (troppo spesso) persone dallo spessore assolutamente infinitesimo, si finisce per pensarlo. Manager strapagati sono in realtà così incompetenti, così scarsamente addentro alle funzioni che devono svolgere che non possono che tramutarsi in miseri yes man. Prendiamo la nostra situazione: dentro di me, forse ingenuamente, voglio ancora credere che per molti dei nostri "tagliatori di teste" ci sia un briciolo di vergogna per quello che stanno facendo. Si stanno adeguando per pigrizia o per incapacità (o più probabilmente per entrambe le cose insieme) alla cosa più banale, all'obbedienza cieca dei mediocri, degli incapaci. E' facile adeguarsi agli ordini, anche se non condivisi: anche le SS si sono difesi dicendo che non potevano venir meno all'obbedienza. E' molto più impegnativo esporsi, discutere e criticare. Ci vuole personalità, competenza, intelligenza. E' un provvedimento di macelleria sociale, questo? Stiamo mettendo lavoratori, famiglie, persone, vite in mezzo ad una strada? Non c'è la minima logica in questa iniziativa aziendale? Certo, ma per rifiutarsi ci vogliono "palle". Ci vuole una coscienza. Ci vuole qualcosa di più del becero arrivismo e dell'ambizione dei piccini e mediocri. Qualcosa che ti mette in pace con te stesso ma non ti fa fare carriera e soldi. E allora si prende la scorciatoia: quando non si hanno capacità, si va avanti con l'obbedienza cieca a chi ti sta più in alto. Ecco quello che si contesta nelle multinazionali: al di là di parole e proclami (i "Valori Novartis" nel nostro caso) vanno avanti gli inetti, quelli bravi ad adeguarsi. Quelli che, se dovessero andare avanti con i propri mezzi e i propri meriti starebbero freschi. Questi vanno avanti e noi andiamo a casa.

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  2. Come nel grande così nel piccolo. Mi sembra un gioco di scatole cinesi. Il nostro Paese, le Regioni, le Provincie, le multinazionali, le imprese, le associazioni...tutto gestito con un'ottica a breve termine che sta distruggendo non solo materialmente la nostra società ma anche ciò che abbiamo di più importante, la speranza.
    Anche io ho vissuto più di una chiusura e ho dovuto spesso ricominciare da zero. Questo si fa, ma è necessario poter continuare a sperare e a credere di poter trovare un'alternativa, di vivere in un mondo che segua delle leggi che abbiano un senso.
    In bocca al lupo a tutti noi.

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